A casa di Andrea Mantegna

La cultura artistica a Mantova nel Quattrocento: lettere autografe dell’artista, manoscritti, libri a stampa, ceramiche, monete e medaglie, fra le quali mirabili quelle del Pisanello e di Bartolomeo Melioli; tarsie, dipinti, armi, bronzi di Pier Iacopo Alari Bonacolsi detto l’Antico provenienti dal Museo Nazionale del Bargello di Firenze. Il Museo Liechtenstein di Vienna ha prestato il superbo bronzetto di Marsia mutato in San Sebastiano, riconosciuto fra quelli esposti nella Grotta di Isabella d’Este e di recente attribuito allo stesso Mantegna; il Museo Jacquemart-André di Parigi una testa in bronzo del marchese Ludovico II Gonzaga. Dal Palazzo Ducale di Mantova proviene un delizioso frontale di camino, scolpito a bassorilievi di eleganza tadogotica, e il busto di Faustina Maggiore, in cui la critica ha ravvisato per anni il marmo appartenuto al Mantegna e da lui venduto a Isabella d’Este.

Fra i manoscritti sarà esposta la Cronaca autografa di Andrea Stanziali (Vidali da Schivenoglia), il cui restauro eseguito per l’occasione, ha consentito un’ autentica scoperta nel recto dell’assicella anteriore, un incavo a croce che forse ospitava un oggetto in argento. Ma si segnalano pure il De principe del Platina e la Historia urbis Mantuae Gonzagaeque familiae di Paolo Attavanti, detto Paolo Fiorentino, preziosamente miniati, provenienti dalla Biblioteca Comunale “Teresiana” di Mantova, mentre dalla Biblioteca Capitolare di Treviso proviene il celebre codice anconitano I 138, scritto e illustrato dall’antiquario Felice Feliciano, nel quale si trova la descrizione della gita in barca sul lago di Garda compiuta nel 1464 dal Mantegna assieme agli amici Giovanni Antenoreo, Felice Feliciano e Samuele da Tradate. Dalla Kunstbibliothek di Berlino giungerà il Codice detto del Mantegna (codice Destailleur OZ 111), una stupefacente raccolta di disegni dei più vari soggetti ornamentali. Dal Museo di Palazzo d’Arco verrà il codice di mascalcia di Zanino Ottolengo a documentare la passione dei Gonzaga per i cavalli. Un esemplare di dedica dell’Hercules in bivio di mano di Felice Feliciano proviene dalla Biblioteca Civica di Padova (ms B. P. 1099).

Fra gli incunaboli, si potrà ammirare la prima edizione mantovana della Divina Commedia (1472), custodito nella Biblioteca Civica di Verona e dedicata al poeta ed umanista Filippo Nuvoloni, e l’Orologio di Pietroadamo de’ Micheli, descrizione della mirabile macchina astrologica-astronomica (1473) costruita da Bartolomeo Manfredi (che fu allievo di Vittorino da Feltre), del quale, per la prima volta, viene esposto un codice di studi matematici. Proveniente da Chiari (Brescia, Biblioteca Morcelliana, C. S. III 26) è il Vosonius Epigrammatum liber primus di Giovanni Stefano Buzzoni [1498 ca.].

Nella mostra il Mantegna di continuo compare e scompare. Di lui solo un dipinto, ma magnetico: il Redentore benedicente, una tempera su tela, custodita nel Museo Civico di Correggio, alla quale sarà dato particolare risalto. L’artista è tuttavia sempre presente in queste vestigia della cultura del suo tempo, della civiltà di cui fu protagonista, dei lustri di equilibrio politico conseguenti alla pace di Lodi (1454), durante i quali anche Mantova conobbe la sua più rigogliosa fioritura delle lettere e delle arti. Frutti dell’humus coltivata con pazienza e amore da Vittorino Rambaldoni da Feltre, padre di ogni umanità durante ventitrè anni di magistero nel ginnasio della Casa Giocosa. Si comprenderà così la ragione del risalto che verrà dato ad umanisti quali Matteo Bosso (di cui si vedrà il ritratto proveniente dal Museo “Ala Ponzone” di Cremona), Battista Fiera, il cui ritratto, opera di Lorenzo Costa il Vecchio prestato dalla National Gallery di Londra, sarà esposto ad ornamento dell’edizione del suo dialogus fra Mantegna e Momo, De Iusticia pingenda. Altro celeberrimo umanista del tempo fu il carmelitano Battista Spagnoli, del quale si vedranno il secondo volume dell’edizione delle opere (Parigi 1513) e un busto marmoreo scolpito da Bernardino Germano. La variegata mostra presenterà anche alcuni pezzi della nota raccolta di tarocchi indebitamente assegnati al Mantegna, proprio per spiegare le ragioni dell’equivoco.

Anche i committenti del Maestro saranno presenti con i ritratti: il marchese Ludovico II e i suoi figli, Francesco II Gonzaga citato nel celebre busto in terracotta attribuito a Giancristoforo Romano (Mantova, Palazzo di San Sebastiano-Museo della città) e la moglie Isabella d’Este di cui si pone a confronto, per la prima volta, un’opera di oreficeria che la ritrae, la preziosa medaglia del Kunsthistorisches Museum di Vienna, un rilievo con un profilo di dama della National Gallery of Scotland di Edimburgo in cui si ravvisa ancora la marchesa ed una scultura in marmo di collezione privata spagnola.

L’esposizione si avvale pure delle più avanzate tecnologie multimediali, che documenteranno il graduale divenire della Camera Dipinta “detta degli Sposi” del castello di San Giorgio e permetteranno di conoscere le vicende e i personaggi finora individuati che popolano il capolavoro assoluto del Maestro. La rappresentazione virtuale del Trionfo di Cesare sarà corredata da una rara riproduzione xilografica dell’opera eseguita da Andrea Andreani nel 1599 e da due scene del ciclo, “libere interpretazioni” di Pietro Paolo Rubens e Erasmus II Quellinus, dei primi anni del Seicento. Con uguale sistema multimediale si potranno vedere anche lo Studiolo di Isabella d’Este e i due dipinti del Parnaso e la Minerva caccia i vizi dal giardino delle virtù commissionati dalla marchesa al pittore ed oggi al Louvre. Si potrà anche capire l’armonia architettonica della stessa Casa del Mantegna, che la tecnologia consentirà di scomporre, ricomporre e conoscere nel suo sviluppo.

Il visitatore entrerà pure in un immaginario laboratorio del Mantegna e gli parrà di vedere l’artista al lavoro proprio nella sua casa, dalla quale il 6 luglio 1495 processionalmente fu portata in Santa Maria della Vittoria il dipinto che celebra Francesco II Gonzaga e che oggi trionfa al Louvre. Questi strumenti conoscitivi permetteranno di ricollocare virtualmente la pala nella cappella votiva che i restauri stanno rivelando degna cornice di tanta opera. Frammenti d’un mondo da noi lontano cinque secoli, fermatosi quando morì il Maestro il 13 settembre 1506. In lutto era Mantova, la sua seconda patria, cui largamente donò il suo genio e dove riposa nella cappella di Sant’Andrea, città che riverente, consapevole di tanta eredità, quarantacinque anni dopo la celebre mostra del 1961 ancora l’onora. Un ricco catalogo accoglierà saggi e schede redatti da vari studiosi italiani e stranieri. Questa mostra costituita da più di centocinquanta pezzi – propedeutica alle altre celebrazioni che in autunno Padova, Verona e Mantova riserveranno al Maestro – intende far tornare idealmente il Mantegna a casa sua: per questo essa darà al visitatore suggestioni assolutamente impossibili altrove.

La mostra ha avuto luogo presso la Casa del Mantegna di Mantova dal 26 febbraio al 4 giugno 2006.

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