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Tastiera etrusca virtuale Unicode

Da umanista e classicista, l’interesse anche per la civiltà e la lingua etrusca non è per me una novità [1]. E, da linguista e informatico, l’idea di applicare la linguistica computazionale anche allo studio dell’etrusco neppure.

Già da anni si trovano in rete siti dedicati all’etrusco [2] ed esistono repertori digitali e non di iscrizioni [3]. Tutti hanno però di norma un problema di fondo: il materiale è pubblicato in traslitterazione latina, il che crea inevitabilmente imprecisioni e malintesi. Basti pensare, ad esempio, che l’alfabeto etrusco ha tre lettere distinte riconducibili per somiglianza di suono alla S di quello latino; non essendovi unanimità sul valore fonetico preciso da attribuire a ciascuna di queste tre lettere, esse sono rese, a seconda delle interpretazioni di questo linguista o di quella scuola, con S, SH o S decorata da segni diacritici più o meno arbitrari [3bis]. Sistematizzare un corpus o un dizionario in questo modo è impresa assai improbabile. Tant’è che in effetti nessuna lingua è studiata in traslitterazione: per dire solo di alcune, non lo si fa con il greco antico [4], non lo si fa col il russo [5], non lo si fa con il cinese o il giapponese, i quali peraltro neppure hanno un sistema alfabetico…

Se un tempo la scelta era chiaramente obbligata dal concreto limite tecnico di non avere a disposizione un set di caratteri etruschi a stampa, da un po’ d’anni il Consorzio Unicode, che si occupa di stabilire e mantenere gli standard per la resa informatica univoca dei vari sistemi di scrittura usati dall’umanità, ha assegnato una sezione apposita della mappa universale dei caratteri a quanto definisce Old Italic: l’insieme di lettere utilizzate dalle antiche popolazioni italiche preromane, tra cui quelle che compongono l’alfabeto etrusco [6]. Ciò significa che oggi qualunque sito internet e software – e per estensione anche qualunque pubblicazione a stampa, dacché tutto s’impagina ormai al computer – può rendere correttamente testi in scrittura originale [7]. E, ancor più, significa avere la base standard universale per una collaborazione di rete tra istituti e studiosi; un po’ come già accade con i vari progetti basati su WordNet o con il progetto Perseus e derivati.

Proprio in questa prospettiva si inserisce il mio primo piccolo contributo: la Tastiera Etrusca Virtuale Unicode, per comodità TEVU, che dovrebbe semplificare il lavoro di trascrizione, consentendo di ricopiare direttamente i caratteri originali; cosa che ne renderebbe agevole l’uso anche a studenti all’inizio del proprio iter universitario e non già etruscologi fatti. Per non dire che, se visualizzata su uno schermo tattile come quelli di smartphone e tablet, vi si può digitare sopra direttamente come con una vera e propria tastiera tradizionale.

Non resta che provarla e magari mandarmi qualche riscontro; a questo invito etruscologi ed etruscofili.


Post scripta.

I. Sono consapevole che negli ambienti specialistici e accademici è ormai saldamente assodata la convenzione di trattare l'etrusco in traslitterazione latina con segni diacritici vari e che pertanto la proposta della TEVU, con le considerazioni sopra espresse, è passibile di critiche o di stroncature. Tuttavia rimango ottimista: la storia della conoscenza è costellata di convenzioni e convinzioni ritenute incrollabili fino a quando non si è iniziato ad accorgersi che non erano corrette. E a mio parere non è scientificamente corretto trattare una lingua in traslitterazione quando se ne ha a disposizione l'alfabeto proprio.

II. È anche possibile consultare il piccolo glossario provvisorio della lingua etrusca.

III. English version of this article.



[1] Per stare in un ambito leggero, nel 2017 ho anche esposto una mia serie di ritratti romani ed etruschi, al Museo Francesco Gonzaga di Mantova.
[2] Cfr. ad es. la pagina dedicata del progetto Mnamon della Normale di Pisa.
[3] Cfr. ad es. gli “Etruskische Texte” a cura di Helmut Rix e Gerhard Meiser.
[3bis] Peraltro, approfondendo la letteratura specifica, mi pare che queste tre S non siano che varianti grafiche; un po' come avvenuto a partire dall'epoca bizantina per i tre grafemi del Sigma minuscolo nell'alfabeto greco.
[4] La traslitterazione del greco antico, pur cristallizzata già in epoca romana, farebbe perdere ad esempio le distinzioni tra sigma in principio o interno di parola e sigma in fine di parola, entrambe rese con S, tra omega e omicron, entrambe rese con O, tra eta ed epsilon, entrambe rese con E, o perdere lo iota sottoscritto. Sparizioni che spesso renderebbero arduo, se non impossibile, persino cogliere differenze morfologiche fondamentali per la comprensione del testo.
[5] Si pensi solo alle fantasiose trascrizioni nazionali dei nomi propri: per dirne uno, il compositore del “Lago dei cigni” diventa Tchaikovsky per gli anglofoni, Tschaikowski per i germanofoni, Tchaïkovski per i francofoni, Chaikovski per gli ispanofoni, sarebbe Ciaicoschi per gli italofoni, se non ricorressimo sempre a immotivati e astrusi esterismi tipo Čajkovskij… Compilare un dizionario, e ancor più un corpus, di russo in traslitterazione sarebbe semplicemente impossibile.
[6] Si veda il documento Old Italic. Range: 10300–1032F. Al momento il limite maggiore di questo set di caratteri è di essere solo destrorso, mentre l'etrusco è attestato in forma bustrofica con prevalenza sinistrorsa.
[7] Qualche problema di visualizzazione dei caratteri si verifica ancora per i sistemi operativi non aggiornati dopo il 2015.


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