Federico Bellomi. Colore segno, dai paesaggi alle opere sacre
“Colore segno, dai paesaggi alle opere sacre” è il titolo della mostra che la Casa del Mantegna di Mantova dedica all’artista Federico Bellomi (Verona, 1928-2010). Un’esposizione dove sono presenti quaranta e più opere tra tavole ad olio e disegni. Alcuni disegni sono di grandi dimensioni come i cartoni preparatori per l’opera Arbor Redemptionis, una tempera di caseina lattica di duecentoquaranta metri quadri situata nel transetto laterale destro nella chiesa di S. Anna a Lugagnano di Sona (Verona).
Per prenotare una visita guidata alla mostra con Casa del Mantegna e centro storico di Mantova potete contattarmi direttamente.
Casa del Mantegna, Mantova
Dal 15 settembre al 4 novembre 2018
Ingresso gratuito
L’opera di Bellomi spazia dai disegni, ai dipinti ad olio, alla scultura. Notevole anche la produzione come incisore e come vetratista. Conosciuto in Italia e all’estero per le sue opere monumentali eseguite con la tecnica della caseina lattica. Sue opere si trovano in siti pubblici, in musei italiani, in Europa, Stati Uniti e Brasile.
L’assoluta centralità e predominanza del colore nel paesaggio e la quasi sua assenza nel disegno possono sembrare condizioni espressive inconciliabili. Non era questo il pensiero di Federico Bellomi che riteneva la padronanza del disegno fondamentale e centrale. Segno e colore erano, nella sua poetica, elementi complementari e parimenti necessari, in perenne dialogo, in costante equilibrio. Un equilibrio asimmetrico e pertanto ricco di tensioni, un dialogo che a volte diventa scontro.
Il segno deciso è ben visibile nelle pennellate nervose e veloci dei paesaggi ad oli, le masse di colore non lasciano indifferente l’osservatore che viene trasportato in spazi inusuali dove affiorano emozioni.
Ritroviamo questo segno fermo e graffiante nei disegni e nei cartoni per affresco realizzati a matita, penna, pastello, sanguigna e fusaggine.
Il segno è pieno di quella forza espressiva che induce lo spettatore a soffermare lo sguardo sull’opera quasi costretto a seguire a lungo ed attentamente quelle linee scoprendo quanta bellezza si trovi in una curva morbida del corpo, nei lineamenti di un viso, nel tratteggio che crea volume. Quel segno che nel paesaggio e nel disegno racchiude in sé il gesto di chi lo crea e ne diviene conseguenza visibile di tutte le emozioni che contiene e che ci rimanda.
“L’arte di Federico Bellomi merita attenzione, su questo non c’è dubbio. È originale, visionaria, concettualmente profonda, capace di sedurre e di convincere. Io non mi occupo di arte moderna, non è quello il mio campo di studio. Tuttavia gli artisti dotati di originalità, le voci fuori dal coro mi interessano. E quindi ricorderò il nome e l’arte di Federico Bellomi e ne parlerò, presentandosi l’occasione, nelle sedi opportune”.
– Antonio Paolucci