Sulle tracce del Preziosissimo Sangue tra Mantova e Bruges

“Carlo V entrò nella Basilica preceduto dai suoi dignitari. L’imperatore si inginocchiò davanti all’altare della reliquia e chiese di rimanere solo alla presenza del Santissimo Sangue”. (da Il Sangue dell’Imperatore)

Un mantovano che leggesse queste righe andrebbe subito col pensiero al 1530 e alla Basilica di S.Andrea che proprio in quegli anni vide la presenza di Carlo V, arrivato a Mantova in visita a Federico II per conferirgli il titolo di duca. E invece no. La Basilica e il Preziosissimo Sangue cui si fa riferimento non sono quelli mantovani ma quelli fiamminghi, conservati e venerati a Bruges a partire dal XII secolo.

Le reliquie hanno rappresentato a lungo un elemento fondamentale della religiosità europea e ancora oggi sono importanti per la loro funzione di “segni” che rimandano alle grandi verità della fede cristiana. Nel medioevo questi oggetti sacri avevano un valore altissimo non solo sotto il profilo religioso ma anche sotto quello economico. Si pensi alla Sainte Chapelle a Parigi , un chiesa reliquiario la cui costruzione costò una cifra pari a un decimo del prezzo pagato dal re Luigi il Santo per acquistare la corona di spine da conservare al suo interno. E proprio qui a Parigi è finita una parte della reliquia mantovana del Preziosissimo Sangue. Si tratta di quella portata a Carlo Magno nell’804 dal pontefice Leone III, venuto a Mantova per certificarne l’autenticità. E a Bruges com’è arrivato il sangue di Cristo? Che legame ha la reliquia fiamminga con il “lateral sangue” conservato nella Basilica di S.Andrea a Mantova? Nulla o quasi. Diversa l’origine, diversa la forma, diverso il modo di celebrarne la festa.

Secondo la tradizione, la reliquia mantovana arriva nella città virgiliana con Longino, il soldato romano che ferì il Cristo crocifisso al costato (da qui l’appellativo di lateral sangue). Dopo la subitanea conversione l’ex legionario cominciò a predicare il Vangelo sino a quando arrivò a Mantova dove subì il martirio, non prima di essere riuscito a nascondere il suo prezioso tesoro. Solo nell’804 si scoprì il luogo in cui era sepolto il Santissimo Sangue, come raccontano le cronache carolingie del periodo. Per la città, diventata grazie all’inventio della reliquia sede vescovile, fu l’inizio di uno sviluppo inarrestabile che la portò a diventare, sotto i Gonzaga, una delle più importanti città europee.

A Bruges invece tutto risale alla seconda crociata (1147) cui partecipa Thierry d’Alsace, Conte di Fiandra, che per il valore dimostrato in battaglia è premiato dal Patriarca di Gerusalemme con una preziosissima reliquia. Non si tratta come nel caso mantovano della terra del Calvario ma di una fiala fatta di cristallo di rocca che contiene al suo interno alcune gocce del sangue di Cristo. La reliquia, da subito oggetto di intensa venerazione, fu posta nella Basilica del Santissimo Sangue all’interno di un altare reliquiario, impreziosito da oro e argento. La chiesa, posta in un angolo della Piazza del mercato di Bruges, è costituita da una doppia struttura sovrapposta: la parte inferiore, più antica, è romanica mentre la parte superiore, alla quale si accede da una scala esterna, è in stile gotico. Entrambe sono unificate da una facciata cinquecentesca (ricostruita), ingentilita dai primi influssi del rinascimento italiano.

Chi volesse venire a Mantova per vedere i Sacri Vasi dovrebbe obbligatoriamente farlo il Venerdì Santo. Solo in questa occasione infatti i reliquiari vengono esposti alla venerazione dei fedeli (senza dimenticare i casi eccezionali in cui vengono esposti come ad esempio in occasione della visita pontificia di Giovanni Paolo II il 21 giugno del 1991). A Bruges invece l’ostensione della reliquia ha luogo ogni venerdì dell’anno e tutti i giorni dal 3 al 17 maggio. La domenica dell’Ascensione invece si svolge la grande processione divisa in due parti: la prima con pannelli dipinti e carri che rappresentano scene tratte dall’antico testamento e la seconda che descrive il ritorno dei Conti di Fiandra dalla Terra Santa.

E’ naturale a questo punto interrogarsi sull’autenticità di queste reliquie. A Bruges recenti studi hanno dimostrato che la reliquia arrivò nella cittadina fiamminga solo verso il 1250 e che la fiala fu realizzata a Costantinopoli (ricordate i fabbricatori di reliquie del Baudolino di Eco?). E quella di Mantova? E il preziosissimo Sangue tuttora conservato a Westminster, a Londra, portato dal re Enrico III d’Inghilterra nel 1247, certificato come autentico dal patriarca di Gerusalemme e dichiarato falso da Cromwell? E quel frammento della tunica di Longino, macchiata dal Sangue di Cristo, conservata a Roma nella basilica di San Nicola in carcere?

A Mantova sono i cosiddetti Sacri vasi a contenere la terra imbevuta del Sangue di Cristo. Si tratta di due reliquiari in oro massiccio che conservano al loro interno la parte di reliquia rimasta a Mantova dopo la profanazione della Cripta di S.Andrea ad opera della soldataglia austriaca nel 1848.

Il furto dei Vasi, che si dicevano cesellati dal Cellini, comportò anche la dispersione del loro contenuto: la terra del Calvario e la spugna. Allora da dove viene la reliquia attualmente conservata nella cripta seicentesca di S.Andrea? Durante i secoli parte della reliquia era stata portata in Duomo e parte nella Basilica palatina di Santa Barbara: queste sono le particole riportate all’interno dei Sacri Vasi nella seconda metà dell’ottocento e attualmente ivi conservate. A differenza di quanto avvenuto a Bruges (dove la fiala non fu mai aperta e rimase sempre nello stesso luogo) sin dall’inizio la reliquia mantovana fu utilizzata per cementare alleanze politiche e religiose. Oltre alla parte donata a Carlo Magno e finita alla Sainte Chapelle di Parigi, una porzione si trova in San Giovanni in Laterano, dono fatto al Papa Leone IX, che nel 1058 approvò il culto del “lateral sangue” mantovano, e un’altra , forse la più nota ai mantovani, è conservata nel monastero benedettino di Weingarten, in Germania.

Forse non tutti sanno però che la particola tedesca avrebbe anche potuto finire a Bruges, precedendo l’arrivo dell’attuale reliquia conservata nella Basilica fiamminga. Nel 1055 l’imperatore Enrico III ottenne di poter portare con sé una porzione della reliquia, che donò in punto di morte al Conte Baldovino di Fiandra (antenato del Thierry della seconda crociata). Questi la lasciò alla figlia Judith che andata in sposa al duca Guelfo IV di Baviera, la destinò alla morte del marito al monastero di Weingarten (1094) che tuttora la conserva e la festeggia con una vivace processione.

Così come si fa a Bruges, dove con un corteo storico e religioso la Confraternita del Santissimo Sangue accompagna in processione la reliquia per le vie cittadine. Si tratta di una tradizione nata in epoca medievale (per taluni addirittura dal 1150 per altri dal 1303) e che molto riprende della tradizione delle sacre rappresentazioni. La processione richiama un’imponente folla di turisti, molti abitanti della cittadina e ha luogo durante la domenica dell’Ascensione. Diversamente da quanto avviene a Weingarten dove la processione, la cosiddetta “Cavalcata del sangue”, si svolge il primo venerdì dopo la domenica dell’Ascensione o dal caso mantovano dove la celebrazione rientra nei riti della Settimana Santa e in particolare del Venerdì santo, quando la morte del Cristo in croce lascia i fedeli nello sgomento in attesa dell’esplosione di gioia della Pasqua di resurrezione. Diversa quindi l’atmosfera che si respira nelle due celebrazioni: di tristezza e raccoglimento il venerdì santo e di gioia e glorificazione nel giorno dell’Ascensione. Perché questa differenza di date? Occorre sottolineare come al tempo dei Gonzaga la celebrazione della festa dei Sacri Vasi avesse luogo nel giorno dell’Ascensione con il Duca che accompagnava la reliquia in processione verso il Duomo. Fu con la Controriforma che la celebrazione legata al Santissimo Sangue iniziò ad acquisire un significato maggiormente legato alla religione, abbandonando progressivamente quello di manifestazione del potere politico-religioso di una dinastia. Oggi la processione notturna che porta la reliquia per le vie della città sottolinea l’aspetto più intimo e raccolto della Passione di Cristo, relegando l’aspetto tradizionale e storico della celebrazione all’apertura dell’altare cassaforte situato nella cripta seicentesca.

Il fedele considera questo dibattito interessante solo sotto il profilo storico. Le reliquie non sono sacre in relazione al loro essere autentiche o meno, ma in quanto rimandano a verità di fede. Nel nostro caso non è importante che all’interno dei Sacri Vasi ci sia realmente il Sangue di Cristo ma che la reliquia rimandi alla morte e resurrezione di Cristo per la redenzione dell’umanità.

E’ opportuno dar conto in chiusura dell’articolo del motivo che portò l’Imperatore a Bruges davanti al Preziosissimo Sangue. Nel 1555 a Bruxelles Carlo V abdica a favore del figlio Filippo II. Niente di più facile immaginare che questo imperatore così devoto si sia fermato in meditazione davanti alla reliquia del SS. Sangue, come già aveva fatto a Mantova, per chiedere conferma a Dio della propria decisione. In precedenza anche colui che aveva portato la reliquia a Bruges aveva compiuto le medesime azioni. Nel 1157 infatti Thierry d’Alsazia, Conte di Fiandra, lasciò il governo al figlio Filippo per recarsi di nuovo come pellegrino in Terrasanta. Al suo ritorno a Bruges si ritirò in monastero dove morì nel 1168. Carlo V dopo l’abdicazione si ritirò in un monastero di Yuste (Spagna) fino alla morte, intervenuta nel 1558. Corsi e ricorsi storici.

(pubblicato originariamente da Giacomo Cecchin su Caffè Mantova il 25 marzo 2002)

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